giovedì 16 dicembre 1999

Antartide, frontiera della Ricerca Estrema
Alberto Angela, Naturalista e Giornalista

 

La Sicilia senza acqua potabile. Il Mare di Aral, in Russia, trasformato in una salina. Il deserto che avanza in Africa, nel cuore dell’Asia, in Australia. E’ strano, ma per capire questi sintomi di una Terra malata, bisogna cercare lontano. In Antartide. Che non è soltanto la patria di milioni di pinguini. È la più grande riserva di acqua dolce del pianeta (ne concentra circa il 90 per cento). Ed è anche il termometro del mondo, l’archivio del clima, forse la sfera di cristallo dove è scritto il futuro dell’ambiente.

Per scoprire che cosa succede in Antartide sotto i suoi duemila metri di ghiaccio, l’ultima strada escogitata dagli scienziati passa per lo spazio. Di recente il satellite canadese "Radarsat", in orbita a mille chilometri di quota attorno alla Terra, ha scandagliato per 18 giorni il continente antartico con un fascio di microonde. Ne è venuto fuori un "puzzle" di immagini radar che ora i ricercatori stanno mettendo in ordine. E le sorprese sono tante. La più straordinaria è che a grande profondità sotto lo scudo ghiacciato esistono dei laghi. Cioè acqua allo stato liquido. Il più grande, "Vostok", è paragonabile per estensione al lago di Ginevra. E il bello è che in quelle acque buie potrebbe nascondersi qualcosa di vivo. "Se c’è una minima speranza di trovare il Mostro di Lochness, questo è il posto migliore per cercarlo" scherza il premio Nobel Carlo Rubbia.

I russi hanno già provato a dare una sbirciata. Ma il lago è coperto da più di tre chilometri di ghiaccio e la perforazione si è fermata a 150 metri dal pelo dell’acqua. Così, almeno, dichiarano gli scienziati russi. Qualcuno però teme che il cavatappi sia andato più giù del previsto e abbia guastato il vino. Fuor di metafora: il lago Vostok è senza dubbio l’ambiente più incontaminato che esista sulla Terra. Perciò il suo interesse scientifico è enorme. Ma una perforazione avventata può danneggiare irrimediabilmente questa incredibile oasi di purezza, introducendovi batteri provenienti dalla superficie terrestre.

Perché possa esistere un lago coperto da tre chilometri di ghiaccio è presto spiegato. Prima di tutto il ghiaccio è un buon isolante termico: basta pensare agli igloo degli esquimesi. E poi sul fondo del lago Vostok sgorgano fonti termali. Anche gli abissi oceanici presentano situazioni simili, e negli ultimi anni i biologi hanno scoperto vicino a queste sorgenti calde, ricche di composti dello zolfo, forme di vita insospettabili, del tutto diverse da quelle note in quanto traggono l’energia per vivere proprio dai composti solforosi. Poiché un satellite di Giove, "Europa", è completamente coperto di ghiaccio ma sembra possedere, al di sotto, un vastissimo oceano, la curiosità degli scienziati per il lago Vostok è fortissima. La Nasa, che tra l’altro ha lanciato il "Radarsat" per conto del Canada, progetta una sonda che dovrebbe immergersi nell’oceano di "Europa", e quindi sta pensando a trivellare l’Antartide per raggiungere il lago Vostok. Se nelle sue acque si trovasse qualche forma di vita, perché non dovrebbe esserci qualcosa di simile sul satellite di Giove?

Lo studio della Terra con tecnologie spaziali è di gran moda. Un radar simile a quello ora impiegato per esplorare l’Antartide era a bordo della navicella "Magellano", che ha cartografato il pianeta Venere benchè la sua superficie sia sempre occultata da un impenetrabile strato di nubi. Radar ad apertura sintetica sono a bordo anche dei due satelliti "Ers" lanciati dall’Agenzia spaziale europea. Le immagini che si ricavano dal radar non sono fotografie. Appaiono come ombreggiature chiaroscure, che bisogna saper intrepretare. Ma chi se ne intende nelle immagini di "Radarsat" è in grado di distinguere un oggetto grande come un bungalow. Così il ritratto dell’Antartide che ne viene fuori è inedito: gli scienziati del Ohio State University‘s Byrd Polar Research Center e del Goddard Space Flight Center della Nasa sono solo all’inizio del loro lavoro.

Ci sono gigantesche valli secche nelle quali scorrono ghiacciai sterminati come se fossero fiumi. Tutti i ghiacciai scivolano a valle, ma in genere sono lentissimi, si spostano di 10-12 metri all’anno. In Antartide invece le velocità sono relativamente da Guinness dei primati. Il ghiacciaio più veloce, il West Antarctic Ice Streams, si muove alla velocità di 500 metri all’anno, è lungo centinaia di chilometri e largo 15. Per i glaciologi il meccanismo di scorrimento rimane misterioso. Singolari sono anche le dune di ghiaccio lunghe una decina di chilometri, la cui altezza è correlata con l’estensione secondo regole non ancora chiarite. Fondamentali, infine, sono i dati forniti da "Radarsat" per valutare lo scioglimento dei ghiacci antartici, in quanto essi sono il termometro del pianeta e di lì possiamo aspettarci informazioni preziose sul temuto effetto serra. Gli stessi iceberg estesi come province che sempre più spesso si staccano dall’Antartide per andare alla deriva, possono essere tenuti sotto controllo solo grazie alle osservazioni da satellite. Il 97 per cento di questo continente è coperto da uno strato di ghiaccio spesso in media duemila metri, la più grande riserva di acqua dolce del pianeta: se si sciogliesse completamente il livello del mare salirebbe di 60 metri e interi Paesi verrebbero sommersi.

L’Antartide oggi è una frontiera della scienza, un laboratorio dove le ricerche vanno dalla biologia all’astrofisica, dalla geologia alla psicologia. Un trattato internazionale del 1959 ha stabilito che nessun Paese può appropriarsi di questo continente. Ci si può venire solo per svolgere ricerche con fini pacifici. I meteorologi estraggono carote di ghiaccio e vi leggono la storia del clima degli ultimi 500 milioni di anni per capire dove ci porta l’effetto serra. I biologi studiano i meccanismi fisiologici che consentono a piante e animali di sopravvivere in ambienti ostili. Gli psicologi si interessano alle reazioni umane all’isolamento e alla convivenza forzata in ambienti ristretti, situazione che si avrà nei futuri viaggi spaziali. Gli astrofisici studiano i fenomeni solari e la radiazione fossile che risale al Big Bang. Gli ecologi tengono sotto controllo il buco nell’ozono e l’inquinamento atmosferico e marino.

Nella base statunitense di McMurdo a Ross Island lavorano 1200 ricercatori durante l’estate antartica, e 230 vi rimangono anche durante il periodo invernale. Un’altra base si trova esattamente al Polo sud. Ma tutti i Paesi più sviluppati hanno laboratori in Antartide: ce n’è una cinquantina, amministrate da 17 Paesi. L’Italia, grazie a una collaborazione Cnr- Enea, presidia una propria base dal 1985 a Terra Nova, a 1600 chilometri dal Polo Sud. Indirizzo: 74 gradi e 41 primi di latitudine sud, 164 gradi e 7 primi di longitudine est. Nella stagione favorevole vi abitano più di 200 scienziati e tecnici.

Una nuova elegante struttura arricchirà la base italiana nel 2001. Ha la forma di un disco volante di 26 metri di diametro appoggiato su tre zampe. Progettata dalla Pininfarina, realizzata in materiali compositi dalla Tencara, messa alla prova in galleria del vento sotto raffiche a 250 chilometri all’ora, la nuova stazione, chiamata "Atlantis", verrà inaugurata con un grande concerto in mondovisione. Raggiunge un’altezza di 14 metri, pesa 150 tonnellate, è perfettamente climatizzata anche con una temperatura esterna di -150°C e l’interno è diviso in due piani con una superficie utilizzabile di 800 metri quadrati.

Ultima nicchia non inquinata del pianeta, l’Antartide non è tuttavia del tutto al sicuro. Da una decina di anni l’Argentina specula sulla moda del turismo estremo e porta in Antartide molte migliaia di persone che, scese dall’aereo sulla banchisa, scattano qualche fotografia, fanno un giro d’orizzonte con la telecamera, consumano un pasto frettoloso e ripartono. Naturalmente lasciando un po’ di rifiuti.

Il turismo non è però l’unica risorsa potenziale del continente di ghiaccio. Ci sono risorse minerarie che fanno gola. I giacimenti di ferro, secondo il Servizio Geologico americano, sono 300, altrettanti quelli di metalli di largo uso industriale, 160 quelli di metalli preziosi. Il ferro si trova prevalentemente nei Monti del Principe Charles (Antartide orientale), nella Terra della Regina Maud e nelle regioni di Bunger e Dufek. Questi giacimenti sono interessanti, più che per il ferro, per i metalli associati: nichel, cromo, rame, potassio. Ma anche oro, argento, cobalto, molibdeno, stagno, titanio, uranio e torio sono in quantità economicamente interessante. Non mancano neppure il petrolio e il carbone, perché prima che la deriva dei continenti la trascinasse al Polo Sud l’Antartide si trovava vicino all’equatore e quindi era coperta da foreste lussureggianti ora fossilizzate.

Poi ci sono i giacimenti marini: ancora petrolio, noduli di manganese associati a cobalto, rame e nichel, piombo, zinco, noduli di fosforite. Per non parlare delle risorse biologiche, in primo luogo il Krill, un gamberetto che vive di plancton, essenziale per la catena alimentare dei mari antartici ma così abbondante che già oggi se ne pesca un milione di tonnellate all’anno.

Per adesso queste risorse sono al sicuro, protette dal Trattato Antartico, e speriamo che rimangano lì per sempre. Ma qualcuno una volta disse che i trattati sono pezzi di carta.

 

Piero Bianucci

(da "Specchio", Novembre 1999)


Biografia di Alberto Angela

 

 

Per informazioni: Extramuseum

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